
Viviamo tempi strani, dove si parla ad ogni piè sospinto di cambiamento, di rinnovamento, di nuovo che avanza e di vecchio per cui sarebbe finita qualche fantomatica pacchia.
Eppure, al di là della retorica da annuncio autocelebrativo, è un po’ difficile capire precisamente non tanto cosa sia cambiato – perché sembra sempre troppo presto per chiedere risultati e “lasciateli lavorare” – ma almeno cosa si stia provando a cambiare.
E quelle volte che mi fermo a osservare il paese, quando parlo con la gente che incontro nel tragitto verso lo Studio, quando sono in Comune per il mio ruolo di consigliere di opposizione, faccio una certa fatica a percepire tutta questa novità strombazzata sui social, tutto questo essersi lasciati un passato opaco alle spalle.
Vedo il solito mettere il cappello su meriti delle amministrazioni precedenti, come nel caso della fogna di Chiatona e vedo il solito accusare gli scorsi amministratori di tutti i mali del paese, come il buco nei conti comunali o come l’annosa situazione del Palazzetto dello Sport.
Vedo sempre Pino di Lenne in mano alla illegittima gestione che lo ha tenuto in ostaggio per trentasei anni, senza che nessuno ancora abbia gli attributi di attuare quella (ormai liberatoria) azione di forza che siamo legittimati legalmente a pretendere. Nemmeno ora che in quei luoghi abusivi si è consumata una tragedia mortale.
Vedo sempre il sottopasso di Chiatona diventare un canale navigabile ogni qual volta piova per più di dieci minuti consecutivi.
Vedo fondi pubblici e finanziamenti di provenienza regionale, anche ingenti, indirizzati senza evidenza pubblica, quasi in segreto, verso associazioni su cui qualcuno potrebbe far notare qualche conflitto di interessi di troppo o qualche parentela verso l’Amministrazione un tantino fuori luogo, come nel caso dei Cantieri Innovativi di Antimafia sociale. O come per la Sagra del Mandarino, che per il secondo anno sembra essere indirizzata verso l’affidamento ad una associazione che l’anno scorso venne creata appositamente, e che nel proprio direttivo conta quasi unicamente parenti di Consiglieri o di ex candidati Civico 7, dribblando e snobbando la tanto proclamata Consulta delle associazioni.
Vedo il valido e capace dirigente dell’ufficio tecnico comunale ceduto, come nel calcio mercato, al comune di Massafra, al solo scopo di liberarsi di un professionista capace di non assecondare gli indirizzi spesso scellerati dei “nuovi” politici.
Vedo corsi di formazione a pagamento organizzati dal Distretto Unico del Commercio Palagiano/Palagianello/Mottola. Corsi per i quali si chiedono soldi ai cittadini, ma del cui organigramma si conosce nulla o quasi, né chi siano i responsabili, né quali siano le competenze in campo per giustificare una simile richiesta economica, né chi sia a coordinare il progetto tra i comuni interessati.
Viviamo a Palagiano da sempre, siamo stati testimoni della sua storia per decenni, e sinceramente tutto questo nuovo è difficile da vedere.
Per il mio Paese avrei voluto una politica in cui, a prescindere dagli schieramenti, chi arriva dopo, ringrazia chi c’era prima e dimostra di far meglio con i fatti e non con la sterile e banale narrazione mediatica, con l’obiettivo imprescindibile di unire, e non dividere, i cittadini e farli sentire parte attiva della stessa comunità.